Leggere le opere principali di Tolkien

Sono una fan di Tolkien da quando ero una bambina, anche se all’inizio sono stata una fan di Tolkien semplicemente perché ero un’appassionata lettrice di fantasy. Conosco molti lettori che si sono innamorati di Tolkien e delle sue opere immediatamente, fin dalla prima volta che l’hanno letto. Non è il mio caso. La mia passione per Tolkien mi è lentamente cresciuta addosso, un anno dopo l’altro, mentre mi rendevo conto di cosa lui avesse veramente fatto con la sua realtà secondaria. Le sue opere mi sono piaciute fin dall’inizio, ma solo con il passare degli anni mi sono davvero resa conto di quale profondità esista sotto la superficie fantasy.

Quando l’anno scorso, a luglio, uno dei lettori di Litsy lanciò l’idea di leggere le opere maggiori di Tolkien un capitolo al giorno erano ormai anni che non leggevo niente di suo. In effetti credo che l’ultima opera di Tolkien che avessi letto fosse I Figli di Húrin quando era uscito nel 2007. Ben dieci anni prima. Avevo letto l’ultima volta Il Signore degli Anelli quando erano usciti i film, all’inizio degli anni 2000.
Era indubbiamente giunta l’ora di rileggere.

Tutto sommato, avrei detto di sapere che cosa mi aspettasse dal momento che avevo già letto almeno una volta tutti i libri della lista.
Non lo sapevo affatto.
Intendo dire, sapevo di amare queste storie e sapevo esattamente cosa vi avrei trovato. È stata lo stesso una scoperta. Mi sono ritrovata a mangiarmi le unghie alla fine del capitolo perché dovevo aspettare il giorno dopo per ‘vedere cosa sarebbe successo’. Postavo le mie impressioni sulla chat dei Rohirrim e loro mi prendevano in giro perché sembrava che leggessi quei libri per la prima volta in vita mia!
Non so se sia perché sono più vecchia. Se sia perché adesso conosco l’opera di Tolkien molto meglio e posso fare collegamenti che una volta non avrei fatto. Se sia perché conosco la parte di storia attraverso qui Tolkien è vissuto molto meglio di prima. Probabilmente è un po’ tutto questo, ma mentre leggevo mi sembrava di scoprire significati completamente nuovi nella storia che conoscevo. In un certo senso, stavo davvero leggendo quelle opere per la prima volta. E del resto, leggerle insieme a così tante altre persone, scambiandoci idee e impressioni mentre leggevamo, postando le nostre citazioni preferiti e immagini ispirate al capitolo del giorno è stata un’esperienza in se stessa.
C’erano decine di noi quel 16 luglio dell’anno scoro quando tutti insieme abbiamo aperto Lo Hobbit. E’ stata veramente un’avventura.

Affamati di storie

Originariamente il piano era di leggere Lo Hobbit, La Compagnia dell’Anello, Le Due Torri, Il Ritorno del Re e Il Silmarillion. Ma siccome ricordavo che I Figli di Húrin mi era piaciuto tantissimo ho proposta di leggere anche quello. Qualcun altro ha proposto di aggiungere Le Avventure di Tom Bombadil alla lista. A quel punto l’organizzatore di #LotRChapterADay disse che non intendeva leggere altri libri per questa sfida, ma chiunque volesse portarla avanti poteva farlo con la sua benedizione.

Abbiamo perso un sacco di lettori sul Silmarillion. Certo non una sorpresa. Alla fine de I Figli di Húrin qualcuno ha suggerito che, visto che c’eravamo, potevamo leggere anche Beren e Lúthien e concludere le storie principali di Tolkien. Solo un pugno di noi lo ha fatto, e certo all’epoca non me ne sono resa conto, ma quello è stato il momento dove qualcosa è scattato per me.
Tolkien non ha mai finito Beren e Lúthien. Nel libro com’è pubblicato suo figlio Christopher ha raccolto tutto il material disponibile, gli ha dato la forma più coerente possibile e ha aggiunto delle parti di commento.
Sono rimasta ammaliata. Fino a quel momento avevo letto solo storie ‘finite’ (cioè ‘finite’ quanto Tolkien le ha lasciate), ma Beren e Lúthien è una libro diverso. Sono frammenti di versioni diverse, in diversi formati, appartenenti a tempi diversi – distanti a volte decadi – e note, scalette, appunti sui personaggi e sulle cronologie. Un lentissimo imporre strati di storia uno sopra l’altro, una revisione dopo l’altra, intervallati dal commenti di Christopher pensati per essere il meno invasivi possibile. È stato assolutamente meraviglioso, una vera ispirazione, vedere Tolkien costruire le sue storie praticamente sotto i miei occhi.

Perciò quando Beren e Lúthien è finito ho chiesto, “E così, è finito? Non leggiamo più? Basta?”
Una delle ragazze ha risposto, “Io non sono del tutto pronta ad abbandonare questo mondo. Se qualcuno ha voglia di continuare a leggere, io ci sto.” Quattro di noi hanno deciso di continuare, e visto che io avevo detto che la mia intenzione era leggere almeno fino a luglio, così da concludere un anno di letture di Tolkien tutti i giorni, abbiamo cambiato il nome della sfida in #YearOfTolkien e ci siamo immerse nei Racconti Incompiuti, l’opera dove Christopher ha raccolto gli scritti più rifiniti e strettamente legati a Il Signore degli Anelli. Dopodiché abbiamo finito Tales from the Perilous Realm, a qui Le Avventure di Tom Bombadil appartiene, concludendo così le letture più ovvie.
A quel punto avevamo bisogno di un nuovo piano d’azione. Ci siamo consultate: che facciamo, andiamo con The Book of Lost Tales?

The History of Middle-earth

The Book of Lost Tales (un’opera in due volumi che in italiano sono stati intitoli Racconti Perduti e Racconti Ritrovati) raccoglie le versioni più vecchie delle storie del Silmarillion che Tolkien scrisse subito dopo la Prima Guerra Mondiale e che appartengono agli anni Venti. Sono queste le storie a cui Tolkien si riferiva quando parlava del Silmarillion, che inutilmente cercò di far pubblicare dopo il successo de Lo Hobbit. Christopher offre note e commenti, ma in maniera molto garbata e schiva, lasciando che gli scritti di suo padre parlino per se stessi. Nonostante siano indubbiamente le storie che conosciamo, sono molto diverse nel linguaggio, la struttura e l’uso dei personaggi. E così tante cose ancora non ci sono. Per me è stato emozionante. Ho visto un giovane uomo raccontare storie per dare significato alla realtà che lo circondava, storie che però erano enormemente meno rifinite di quelle che sapevo sarebbero diventate e che lo stesso potevo contemporaneamente anche vedere nella loro forma più evoluta. Era in se stesso un viaggio di scoperta. Sono rimasta completamente affascinata, forse anche perché anch’io scrivo e il mio processo creativo non è poi così diverso da quello che stavo leggendo. È veramente difficile esprimere cosa questa lettura mi abbia dato, sia come scrittrice che come lettrice.

The Book of Lost Tales può essere considerata un’opera autoconclusiva, se uno vuole. È la prima stesura completa di quello che sarebbe poi diventato il Silmarillion così come Tolkien lo pensò all’inizio. Ma sono anche i primi due volumi della History of Middle-earth, l’opera in cui Christopher ha raccolto tutti gli scritti di suo padre relativi alla Terra di Mezzo. Con estrema fluidità, una volta finito The Book of Lost Tales abbiamo cominciato The Lays of Beleriand (un’esperienza che richiederebbe un articolo a parte, per quanto mi riguarda)… e non ci siamo più fermate. Il nostro piano adesso è di leggere tutti i 12 volumi della History of Middle-earth, con una previsione di finire la primavera prossima.
Sinceramente, non credo che da sola avrei mai tentato di leggere quest’opera, perciò sono veramente felice che esita il mio gruppo #YearOfTolkien. Questa è una fantastica occasione di vedere dentro la mente di un creatore di mondi fenomenale, un’esperienza che mi sta rendendo una scrittrice e una lettrice migliore.

Il creatore armonioso

Leggendo Tolkien attraverso gli anni, mi sono resa conto che lui è davvero un autore diverso da qualsiasi altro abbia mai letto. A volte considerarlo un ‘semplice’ autore di fantasy mi sembra quasi limitativo, nonostante la sua opera – soprattutto Il Signore degli Anelli – sia il capostipite di tutte le moderne storie di fantasy.
Penso adesso di sapere cos’è che rende le sue storie tanto diverse. È l’obiettivo finale (che era meno commerciale di molte delle storie scritte oggi, anche se Tolkien fu sempre molto cosciente delle esigenze di un pubblico di lettori) ma anche il modo in cui furono create.

Quello che gli autori oggigiorno fanno, specialmente con le storie che vengono pubblicate, è aggiungere continuamente materiale a quello già esistente. Le storie si muovono in modo lineare sempre avanti (o talvolta indietro, con i prequel), in ogni caso quello che è già stato scritto non cambia, ma è la base per tutto quello che viene scritto dopo.
Il modo di creare di Tolkien era diverso. Il suo processo creativo è durato anni. Decadi. In effetti tutta la sua vita. Non ha mai smesso di lavorare al Silmariallion, costruendo sopra ciò che aveva già creato. Aggiungendo stati di storia e di narrazione. Aggiungendo significati. Ma non in modo lineare, bensì globale. Una volta scritta la storia ha continuato a revisionarla, aggiungendo eventi e connessioni fra gli eventi, introducendo nuovi personaggi e eventi per creare più chiare relazioni con quanto già esisteva. Tutto questo sempre avendo in mente l’intera visione della storia completa. Quando un nuovo elemento creava nuove implicazioni nella storia, Tolkien revisionava tutto quello che veniva prima e dopo il nuovo elemento, così che nulla sembrava mai ‘nuovo’, ma pare fosse sempre stato lì, fin dall’inizio dei suoi racconti. Così le storie di Tolkien sono cresciute sempre insieme, non una dopo l’altra, creando quell’impressione particolare che tutto sia collegato a tutto il resto in un modo che non ho mai trovato allo stello livello in nessun altro autore.

La cosa divertente è che questo è in parte probabilmente successo per caso. A Tolkien è sempre dispiaciuto profondamente che Il Silmarillion non sia mai stato pubblicato durante la sua vita. Ha provato varie volte a farlo pubblicare, ma nessuna casa editrice se l’è mai sentita, pensando che in effetti non ci fosse un pubblico per un’opera tanto particolare. E così Tolkien ha continuato a lavorarci, nel suo modo globale e armonioso, per tutto il resto della sua vita. Se fosse riuscito a pubblicarlo, il suo processo creativo armonioso sarebbe stato interrotto, o comunque gravemente alterato, con un risultato forse molto diverso da quello che possiamo leggere oggi.

Mentre Tolkien cercava inutilmente di far pubblicare Il Silmarillion, quello che il suo editore voleva in realtà era nuove storie come quella che si era già dimostrata di successo. Vale a dire altre storie di hobbit. Ho scoperto solo di recente che originariamente Lo Hobbit non faceva parte delle storie che gravitavano attorno al Silmariallion. Non era affatto legato alla Terra di Mezzo, il che forse spiega perché Tolkien fosse tanto riluttante a prestargli più attenzione di quella che gli aveva già dato. Disse nelle sue lettere che lui non aveva più niente da dire sugli hobbit, e del resto quello che voleva raccontare erano epiche storie di avventura.
Ora, prima di lamentarci di quanto degli editori possano essere ottusi, consideriamo questo. L’editore voleva altre storie di hobbit. Tolkien voleva far felice il suo editore, certo, ma voleva anche scrivere le sue epiche storie della Terra di Mezzo e alla fine mischiò le due cose assieme.
Senza l’ ‘ottusità’ del suo editore, Tolkien potrebbe non aver mai scritto Il Signore degli Anelli.
Tutto sommato penso che noi tolkieniani siamo dei lettori gran fortunati.

Andata e ritorno

E così lo scorso luglio abbiamo festeggiato un anno di ‘leggere Tolkien (quasi) tutti i giorni’ e certo non ci siamo fermate. Abbiamo appena finito il quinto volume della History of Middle-earth e abbiamo in programma di leggere La Caduta di Gondolin adesso, e forse la History of the Hobbit prima di buttarci nella lettura dei volumi della History relativi al Signore degli Anelli.
Non vedo la fine di questa sfida di lettura tanto presto. Fortunatamente!

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Pubblicato originariamente su The Old Shelter Blog il 16 luglio 2018

 

 

 

Sarah Zama

Fondatrice dell'Associazione Culturale Rohirrim. Appassionata di fantasy e storia da sempre. Lettrice e scrittrice di fantasy, è appassionata di Tolkien e della sua opera da molto tempo prima della trilogia di film.

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