Relatrice

Paola Capasso

 

Nella mia breve esposizione tenterò di illustrare quello che fu l’incontro di Tolkien con il Kalevala, l’importanza avuta da quest’ultimo nella creazione del legendarium tolkeniano, con particolare accenno alla storia di Kullervo.

 

Il Kalevala e Tolkien

Possiamo parlare di Kullervo come del prototipo di Turin? Credo si possa affermare ormai con sicurezza, ma solo se tra le due figure ne inseriamo una terza, il Kullervo rivisitato da Tolkien nel suo scritto dal titolo “La storia di Kullervo”. La  pubblicazione di quest’opera, che non è una traduzione ma un’opera di invenzione (in termini attuali mi verrebbe da definirla una sorta di fan fiction), è stata oggetto di studio anche in merito all’origine della protolingua creata da Tolkien, ossia il Quenya. E’ il primo racconto dell’autore e il suo primo approccio al mito, anticipazione quindi del suo canone narrativo.

Ilmarinen adotta Kullervo

Il Kalevala è un’opera unica nel suo genere. E’ considerato il capolavoro dell’epica finlandese, ha origini profondamente arcaiche ed è ritenuta opera nazionale: pubblicato in epoca Romantica, quando iniziano a delinearsi i primi nazionalismi, finisce con il dare l’identità ad una nazione relativamente giovane, che aveva gravitato per secoli sotto il dominio Russo e Svedese prima di diventare indipendente. Attraverso l’elemento unificante della lingua, il finnico, non il finlandese letterario attuale ma una forma dialettale parlata nelle regioni orientali e divenuta una sorta di convenzione poetica, prendono forma e consistenza nel poema, i miti e, attraverso i miti, la storia del popolo finlandese. Sono due le scuole di pensiero che tentano di spiegare la natura degli eventi narrati nel Kalevala: da una parte la scuola storica che individua in fatti realmente accaduti e storicamente collocabili la matrice delle storie raccontate. Dall’altra la scuola mitica che ritiene gli eventi risalenti ad epoche remote e imprecisate quali tentativi di dare un significato ai fenomeni della natura e della società. Il punto di vista della scuola mitica si fonda su un sentimento cosmico di profondo senso della natura e di una originale concezione della poesia e della magia.

Andiamo per ordine. Partiamo da qualche data.

Il Kalevala viene pubblicato una prima volta nel 1835 e poi integrato e ampliato con nuovi runi nel 1849.

Tolkien lo legge la prima volta nel 1911. La traduzione inglese con cui Tolkien, ancora studente della King’s Edward, si approccia all’opera, non lo soddisfa ma nonostante questo ne resta irrimediabilmente affascinato, al punto tale da tentare perfino di rileggere i runi in lingua originale, studiando il finnico con purtroppo scarsi risultati, una roccaforte, a suo dire, troppo ardua da conquistare con le armi che aveva a disposizione e in completa solitudine.

Tolkien testimonia comunque il suo interesse con due interventi sul Kalevala negli anni immediatamente successivi:  il primo al Corpus Christi college nel novembre 1914 e il secondo all’Exeter College nel febbraio del 1915 di cui rimangono un manoscritto e la sua versione battuta a macchina, con qualche correzione ma incompleta.

Ilmarinen crea il sampo

Ciò che maggiormente lo affascina credo si possa riassumere nella “purezza primitiva” di quest’opera, che Tolkien riconosce come estranea alla cultura classica e tedesca ma che contiene comunque elementi familiari, legati sicuramente agli archetipi comuni a tutte le culture.

Non è d’accordo sul definire il Kalevala come un’epica nazionale prchè dell’epica come l’ha sempre conosciuta non ha molto da spartire. E’ un testo “bizzarro” e “grottesco” ma per questo prezioso. Lo definisce gloriosamente esagerato. E’ lontano dalla grandezza, dall’eroismo  e dalla nobiltà dell’epica tradizionale, l’epica qui è presente solo potenzialmente. Nel testo trova traccia invece elementi magici di mistero e stregoneria propri della primitiva cultura nordica, prima che questa si ripulisse per somigliare alla cultura classica. Per questo è comunque lontano dalle saghe nordiche conosciute, come quelle gallesi, celtiche e norrene. E’ un “emporio di fantasie popolari” a cui non vuole accostarsi con l’atteggiamento dell’antropologo e libero dal pregiudizio del processo evolutivo degli ultimi tre millenni. Ciò che Tolkien coglie è il piacere di una bellezza che è tale proprio per la mancanza di senso della misura, di coerenza, di ordine. E’ un inno all’immaginazione pura e alla libertà creativa e va letto con lo stesso piacere ingenuo e primigenio che prova un bambino di fronte a ciò che è esagerato, libero dai limiti della logica e della possibilità umana.

Tolkien definisce strane le persone che popolano il Kalevala come strani sono anche i loro dei. Sono eroi a suo dire “scandalosi”  perché veri, privi delle epurazioni imposte dalla civiltà, che piangono senza vergogna, amano senza romanticismo, arrivano ad essere sleali senza provare falsi rimorsi. Non è abituato a fare simili incontri ma sente di provare per loro una forte simpatia. Da appassionato di linguaggio, è fortemente attratto dal finnico, anch’esso meno convenzionale perché lingua non indoeuropea.

 

Il Kalevala – caratteristiche e composizione.

Il Kalevala, nella versione definitiva del 1849, è un componimento in 22.795 versi organizzati in 50 canti o runi, nei quali, al materiale epico vero e proprio vengono intercalati canti magici e brani lirici.

Il verso utilizzato nei runi è un ottonario trocaico, con quattro accenti, due principali e due subordinati. La metrica favorisce l’esecuzione orale della poesia, che veniva infatti cantata dai runoia, assimilati anche ai rapsodi. Infatti,  il significato originale della parola runo , vocabolo che proviene dalla lingua norrena, è quello di “mistero”, “segreto” ed è con tale valore che passa anche nell’uso finnico, andando a identificare  la parola con la voce, il canto di sapienza. Si tratta di una straordinaria concezione della parola dove il canto è il tramite per la conoscenza profonda delle cose, e quindi in grado di evocarle e dominarle.

La lingua finnica, d’altra parte, ricca di vocali si presta molto alla musicalità, mentre il ridotto inventariok di consonanti facilita l’uso dell’allitterazione piuttosto che della rima. Attraverso l’opera dei runoia, i canti del Kalevala  venivano diffusi tra i clan in cui il popolo finnico era organizzato. Si tratta pertanto, originariamente, di una tradizione di tipo orale e popolare, fortemente influenzata dal carattere contadino e tribale della società finnica. Un medesimo racconto, ad ogni esecuzione, poteva venire arricchito dai vari runoia di nuovi particolari ed è per questo che di uno stesso canto esistono versioni diverse. Per secoli la tradizione si è tramandata arricchendosi ma mai giungendo ad una vera e propria trascrizione e definizione con valore letterario.

Il contenuto del Kalevala si presenta pertanto come una sorta di tappeto stratificato e aggrovigliato di episodi mitici che, ad un certo punto, si è sentito il bisogno di organizzare in una tessitura ordinata, in modo tale che i vari episodi narrati prendessero una forma definitiva.

Il primo studioso a cimentarsi nell’impresa fu Porthan: egli definisce anche la figura del RUNOIA ossia il cantore dei RUNI e definisce anche la modalità di esecuzione adottata dai runoia: cantano in coppia, uno seduto di fronte all’altro, intrecciando le mani fra loro e dondolando leggermente il busto. Il LAULAJA è il più anziano dei due e il più esperto e si alterna al compagno più giovane che funge da accompagnatore. Il Laulaja inizia cantando un verso fino al terzo piede (terz’ultima sillaba) dopodichè subentra il secondo cantore. Egli itera il verso completandolo, a senso, e fermandosi a sua volta al terzo piede quindi riprende il laulaja e i due finiscono all’unisono. La declamazione viene accompagnata dal suono del kantele: una sorta di cetra simile agli strumenti a corda slavi la cui origine è miticamente celebrata all’interno del Kalevala. La melodia eseguita è semplice e ripetitiva, seguendo l’allitterazione dei versi.

Le prime pubblicazioni sull’epos finnico non sono complete o strutturate: esse distinguono solo i RUNOT, i canti antichi, dai LAULOT, i canti moderni.

Il sampo viene prese a Pohjola

E’ al dottor Elias Lonrott però che si deve il maggiore lavoro di collazione (ossia di raccolta e confronto) dei canti e la loro organizzazione in corpo narrativo più strutturato. E’ grazie  alla sua opera se la Finlandia vanta un’epica nazionale e se il Kalevala è giunto, tra le altre, anche fra le mani di Tolkien.

Lonrott nasce nell’aprile del 1802 in una famiglia molto povera. Nonostante le difficoltà economiche riesce a frequentare il ginnasio e ad iscriversi alla facoltà di medicina svolgendo diversi lavori.  L’incontro con Reinhold von Becker, docente di storia presso l’Università di Turku, poi Helsinki, accrescerà in Lonrott la passione per il folklore e le tradizioni popolari. Nonostante la laurea in medicina, tutta la vita di Lonrott sarà votata alla ricerca e allo studio del folklore con un contributo fondamentale alla riscoperta della lingua nativa del suo popolo. Aiutato anche dalla sua personale passione per il canto Lonnrott, come avevano fatto in precedenza i primi studiosi dei runi, si procura in loco le diverse versioni dei canti, visitando in diversi viaggi le regioni più vicine alla Russia, in particolare la Carelia, cercando,  ascoltando e registrando i canti direttamente dai runoia.

Nel 1831 Lonrott pubblica la prima raccolta: si intitola KANTELE, OSSIA POESIA E CANTI ANTICHI E MODERNI DEL POPOLO FINLANDESE ed è divisa in quattro quaderni. Lonrott adotta qui, per la prima volta, e distanziandosi dai lavori di chi lo aveva preceduto, la sua personale tecnica di composizione dei canti, non più elencando di seguito le varianti dello stesso tema, ma selezionando quelle più note e cercando di creare collegamenti fra i vari episodi che ruotano attorno agli eroi principali del Kalevala, creando così una consequenzialità del narrato.  Molto del materiale popolare che poteva andare perduto con la morte degli ultimi runoia viene così fissato in una forma definitiva e divenire parte dell’epica nazionale, oltre a costituire materiale prezioso per la comprensione delle origini della cultura popolare e religiosa dei finni.

Nel 1849 Lonrott pubblica la seconda edizione ampliata del Kalevala e negli anni successivi fornirà altre pubblicazioni a tema folkloristico, tutte composte con la stessa tecnica usata per il Kantele. Lonrott morirà serenamente nella sua casa di campagna nel 1884: dopo aver accettato la cattedra di lingua finlandese all’Università di Helsinki, aver insegnato ai propri studenti la mitologia finnica  e compilato un dizionario finnico-svedese, per l’amore dimostrato verso il suo Paese, Elias Lonrott è oggi considerato eroe nazionale.

 

Il Kalevala – trama e personaggi principali

Per la natura della sua composizione, la trama del Kalevala non ha una vera e propria coerenza, un filo conduttore, ma si presenta piuttosto come una giustapposizione di episodi, senza un protagonista centrale. Ci sono tre personaggi principali che prendono la scena in modo piuttosto equilibrato: Vainamoinen, Ilmarinen, Lemminkainen.

La trama dell’opera, a grandi linee, non è altro che il racconto di come i tre personaggi principali, originari di Kaleva, identificata come la Finlandia Centrale e la regione della Carelia, che infatti è la zona più ricca di tradizione, si contendano la stessa  fanciulla ossia la figlia di Pohjola,   la terra del nord, identificata come la Lapponia. Nella prima parte le loro storie talvolta si incrociano fino a ritrovarsi insieme, nella seconda metà del poema, alla conquista del Sampo, l’oggetto magico per eccellenza, dispensatore di ricchezze, creato da Ilmarinen su richiesta di Louhi, la signora di Pohjola, in cambio della mano della figlia che infatti Ilmarinen sposerà.

Il tono generale dell’opera è più fiabesco che epico: a differenza dell’epica classica, le vicende del Kalevala non si svolgono in palazzi e città ma sono piuttosto storie di campagna, ambientate nelle terre selvagge del grande nord e nei villaggi, con elementi magici e quotidiani ma non cavallereschi, dove l’eroe non è colui che sa tirar di spada ma che combatte al suono di formule magiche, usando il potere originario e creatore della parola. Non ci sono scene di guerra e battaglie in cui gli eroi possano dimostrare forza, valore e lealtà a un sovrano o comandante. Ci sono invece gare poetiche e formule magiche che piegano gli elementi naturali alle necessità del cantore, necessità legate alle vita quotidiana, alla sopravvivenza o alla esibizione della propria abilità.

Kullervo

I tre protagonisti sono figli o discendenti di Kaleva, il mitico gigante che arrivò per primo in terra finnica ma che non viene nominato nel Kalevala I figli o discendenti di Kaleva sono:

VAINAMOINEN: vecchio, intrepido, sapiente cantore di runi. Nasce dopo una gestazione di 700 anni da una dea. E’ una figura un po’ solitaria e malinconica ed è il prototipo del ruonia.

ILMARINEN: il fabbro che forgia ogni cosa, creatore del Sampo. Sposerà la figlia di Louhi.

LEMMINKAINEN: giovane, avventuroso e amante delle donne, anche di quelle già accasate. Ha una madre particolarmente protettiva che lo mette i guardia dai pericoli del mondo e che lo riporterà anche indietro dal mondo dei Morti.

KULLERVO, di cui diremo più approfonditamente e la cui storia non rientra nelle linee di quella generale degli altri tre eroi.

Possiamo dividere il Kalevala per episodi.

Runot 1-2: La creazione del Mondo

Runot 3-10: Primo ciclo di Vainamoinen

Runot 11-15: Primo ciclo di Lemminkainen

Runot 16-18: secondo ciclo di Vainamoinen

Runot 19-25: Primo ciclo di Ilmarinene (Le nozze)

Runot 26-30: secondo ciclo di Lemminkainen

Runot 31-35: ciclo di Kullervo

Runot 39-44: il furto del Sampo

Runot 45-49 La vendetta di Louhi

Runot 50: la storiadi Marjatta

 

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Crediti:

La storia di Kullervo, J.R.R. Tolkien, a cura di V. Fliager, Bompiani 2016

Kalevala, a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, Mondadori 1988

Tutte le imamgini sono di Nicolai Kochergin

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