Relatrice

Giovanna Barbieri

  1. È un poema epico anonimo, scritto in una variante sassone occidentale dell’anglosassone (o inglese antico). La datazione è tuttora incerta, tuttavia gli indizi più significativi finora raccolti dagli studiosi tenderebbero a collocarla attorno alla metà dell’VIII secolo. Con i suoi 3182 versi, è il più lungo poema anglosassone.
  2. Sinossi: Il poema si apre con la costruzione di un’immensa dimora per ordine del re danese Hrothgar a Heorot, il “Cervo”. La splendida reggia attira l’attenzione di Grendel, un “vagabondo delle marche”, un mostro gigantesco e sanguinario il cui aspetto viene descritto sempre indirettamente e a tratti, probabilmente un troll della mitologia nordica. Dopo aver studiato la vita nella reggia dall’esterno per qualche tempo, Grendel prende a far visita al Cervo ogni notte, mietendo molte vite a ogni suo passaggio. In soccorso al disperato re danese arriva Beowulf, nipote del re dei Geati, che abitano in Svezia Anche dell’aspetto di Beowulf non si sa molto; certamente si tratta di un uomo molto giovane, fisicamente “eccessivo” (dotato di una statura e di una forza sovraumane, che lo fanno spesso apparire simile a quei giganti che la mitologia nordica ritrae sempre come ostili e pericolosi). Saputo che la bestia non può essere scalfita dalle armi forgiate da umani, Beowulf decide di affrontare Grendel a mani nude. In un terribile combattimento, grazie all’intervento di tutti gli uomini che aiutano Beowulf ad immobilizzarne e a strapparne un braccio, Grendel, privo dell’arto, fugge alla sua tana nella palude marittima a morire. Il suo braccio viene attaccato ad una parete di Heorot come trofeo. la notte successiva il palazzo viene visitato da una creatura altrettanto sanguinaria, la madre di Grendel; rappresentata come una donna mostruosa e gigantesca, che abita col figlio in un antro subacqueo nascosto negli acquitrini marittimi di una marca remota e inquietante. Beowulf offre ancora il suo sostegno al re e si reca, in una sorta di simbolica discesa agli inferi, a incontrare l’Orchessa, riuscendone ancora vittorioso. Tuttavia, è da evidenziare una escalation drammatica nel fatto che, per affrontare l’Orchessa, Beowulf, diversamente da quanto accaduto con Grendel, affronta da solo il nemico e non rinuncia ad armi ed armature, anzi si affida esplicitamente alla cotta e alla sua spada che peraltro si rivelerà incapace di scalfire la pelle del mostro. Alla fine riesce ad avere la meglio solo in virtù di una spada prodigiosa, forgiata non da mano umana, trovata in una circostanza fortuita nell’antro del mostro durante la lotta. In una subitanea accelerazione della narrazione, Beowulf, tornato in patria, diventa re dei Geati e regna per 50 anni. Il suo regno viene però aggredito da un nuovo mostro, questa volta un lindworm volante (quest’ultimo definito anche come drago e serpente di fuoco) risvegliato dal suo torpore dopo essersi accorto dell’assenza di una coppa dal mucchio del tesoro nella sua tana. La figura del drago di Beowulf rappresenta un esempio canonico a cui si è certamente ispirata molta letteratura successiva, anche contemporanea (si pensi ai draghi di Tolkien): il drago di Beowulf è una serpe alata e volante; sputa fiamme e custodisce un antico tesoro. Già anziano, Beowulf affronta il drago per proteggere il proprio regno; pur riuscendo a ucciderlo, morirà anch’egli nello scontro.
  3. Grendel l’Orco è un esiliato in base all’eredità stabilita da Dio per i discendenti di Caino, per i deformi e i diversi, ma anche per gli stranieri (coloro che vestivano e parlavano in modo diverso). L’esilio è una punizione terribile in quell’epoca (senza pace e senza diritti, espulso dalla vita sociale del villaggio). Grendel e la madre appartengono all’Altrove, creature diverse che vengono da un mondo diverso rispetto al Mondo di Mezzo abitato dagli uomini (anche i serpenti marini, i draghi, i nemici ecc), uno spazio di rifiuto dove rinchiudere l’insopportabile. Grendel è un personaggio di pathos nel poema, con progetti, voglie, aspettative, sogni benché insani e frustrati. Ha anche paure e una voce che urla canzoni di pena. Ma non è essere protetto dagli dèi, come viene descritto nell’Odissea per Polifemo la cui uccisione porta all’ira di Poseidone. Qui il troll è un essere mortale, malvagio, nemico degli uomini, dell’umanità. È dotato sia un corpo sia di uno spirito che verrà punito, proprio come accade agli uomini.
  4. Anche Beowulf risentirà di qualcosa dell’esule (sempre in compagnia di piccoli gruppi, solitario, senza diritti, senza nel posto assegnato da altri ecc). Non ha né patria né padre, non partecipa alla cultura locale e al dream (piaceri rituali come feste, musica, affetti, riscaldamento, luce, conversazione ecc). È forte come trenta uomini e molto più alto della media, eccezionale nel nuoto (ma lui porta la sua diversità con naturalezza). Sempre usato in patria come ariete e gladiatore e tocca sempre a lui sbaragliare giganti, aggressori e serpenti marini. È anche un ragazzo con le sue vanterie, incoscienza, gioia (la cura con cui maneggia oggetti preziosi e damaschi) e azioni cavalleresche (rinuncia a usare armi contro Grendel perché il gigante non sa usare la spada). Ma possiede anche la seconda vista (capacità di prevedere e profetare). Somiglia un po’ a Beor nei tratti animaleschi. Mentre con Grendel lotta a mani nude (per cavalleria) e si azzuffa con lui per rivendica la funzione di “maggiordomo” della stessa casa, con la madre di Grendel si arma e la sua uccisione sarà molto più difficile. Con il Drago si porta un enorme scudo di ferro (inefficace). Infatti sia Beowulf sia il drago moriranno (e non si può evitare un paragone con Torin scudo di quercia e Smaug). Ma il tesoro non è fatto per essere speso, l’ostentazione di ori, gemme, superfici cesellate, filigranate ecc è segno di prestigio di un re, di potere, di sicurezza.
  5. Il Drago, Fafnir, ha spire scintillanti, fiato di fuoco, zanne avvelenate e figura di serpente (senza zampe ma con ali). Veglia un tesoro da trecento anni, ci dorme sopra (possesso geloso), ma è sufficiente una violazione accidentale (come succede nello Hobbit) perché si svegli e ne vada a devastare l’abitato. Ha una malignità vendicativa molto superiore a quella dell’Orco. Non si può evitare un paragone con Smog il Tremendo. Nella mitologia norrena esistono tre tipi di draghi: -quelli che strisciano e volano, senza zampe; -quelli con le zampe, ma senza ali; -e quelli con zampe e ali.

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